Virare sull'analogico

Spiegare il perchè del mio "viraggio" all'analogico implica scrivere tutta una serie di riflessioni e scelte personali.

Avevo scritto qualcosa in un blog precedente, sulle mie esperienze fotografiche - blande - verso la metà degli anni Novanta del secolo scorso. Sostanzialmente fotografie con amici e compagni di scuola, con le classiche "usa e getta". Per chi non le abbia mai viste, sono delle macchine fotografiche compatte, perlopiù di plastica o cartone, con al loro interno un rullino. Alcune avevano anche un flash. Era un modo economico per scattare delle fotografie.

Ormai abbiamo tutti gli smartphone, a che serve comprare una qualsivoglia macchina fotografica digitale compatta?

La fotografia mi aveva sempre affascinato, volevo carpire come si potesse "immagazzinare" o "conservare" un ricordo su una lastra, o su di un rullino che sembrava di plastica ma che in realtà è fatto di diversi materiali a vari strati, in cui un lato è fotosensibile alla luce. In parole povere, almeno in passato la procedura di inserimento di un rullino fotografico nella macchina fotografica doveva essere effettuato al buio o sotto una luce rossa (per approfondimenti si possono fare delle ricerche sul web) per evitare di rovinare la pellicola. Il miglior punto di partenza per capire il funzionamento di una macchina fotografica è ricercare cos'è la camera oscura, com'è fatto un rullino fotografico e così via.

Andando avanti con il mio percorso fotografico, dato che non mi interessava più di tanto la conoscenza dei fotografi e le loro tecniche (del resto, non è che vedendo una fotografia su una qualsivoglia rivista si può capire quali attrezzature abbiano utilizzato, nè che ottica e così via). Prima ancora della comparsa del web così come oggi lo conosciamo, da piccolo guardavo le riviste che si potevano comprare in edicola o vedere negli studi medici (in attesa di una visita) e così via. Compravo i fumetti di "Topolino", c'erano alcune pubblicità di giocattoli ma anche di oggetti. I mangianastri o lettori di cassette, i primi Compact Disc musicali, e andavano di moda anche le pubblicità di auto. In alcune riviste più specializzate sulla moda si potevano trovare quelle più famose di Oliviero Toscani. Non è che guardando tali fotografie si può comprendere cosa abbia utilizzato: certo, ora sappiamo che per fare dei ritratti si può utilizzare un obiettivo da 85mm o 135mm, o qualche obiettivo "zoom", ma soltanto su dei forum specifici della fotografia digitale è possibile leggere determinate caratteristiche.

Questi discorsi sembrano di uno che è "vecchio" o chissà che esperienza abbia avuto: no, è solamente che da bambino guardavo e leggevo perlopiù Topolino, qualche giornale, raramente le riviste di pettegolezzi (non mi interessavano le storie d'amore tra un'attrice e un attore, e così via). Le riviste di moda e bellezza mi attiravano per alcuni scatti (non parlo di quelli rubati sulle spiagge) ma solamente per quelle che ritenevo che comunicassero un "qualcosa" con i loro colori (tipici di una nota catena di vestiti, Benetton, o Missoni e così via) o i bianchi e neri del sopracitato Oliviero Toscani, ma anche altre fotografie raffinate di Valentino e Armani (per citarne alcuni). Vestiti colorati, modelli e modelle poggiati su di un muretto, o su un'auto o che si vedevano in pose che sembravano scattate su degli studi fotografici.

Ora c'è la TV e il web, con delle informazioni diverse.

Non avevo una macchina fotografica o, per l'esattezza, ne avevo una di mio padre, una Yashica FX-7 con un obiettivo Yashica DSB, un flash Agfa e qualcos'altro. Tale reflex analogica non era utilizzata da parecchio tempo, per cui per caso venni a scoprire cosa non funzionava.

Verso il 2003, mentre stavo facendo dei corsi pomeridiani di pittura su tela (credo la mia principale passione e vena artistica, il disegno e il dipinto, ma non disdegno le scultura su gesso), avevo avuto modo di frequentare un corso base di fotografia "dall'analogico al digitale con elementi di grafica vettoriale" e la possibilità di sviluppare un proprio rullino fotografico!

E' stata un'esperienza impagabile, davvero molto bella. Nel sopracitato corso i tutor mettevano a disposizione un rullino fotografico in bianco e nero (per lo specifico Ilford DELTA Pro 100 ASA). C'era ovviamente la teoria, con tutto quello che serviva per avere un'infarinatura di base su una reflex analogica, ed approfondimenti sui tipi di rullini, le tipologie e i metodi di sviluppo artigianale e così via. Per chi aveva una macchina fotografica analogica, bastava inserire il rullino e andavamo in giro per la città, sopratutto nel centro storico. Per chi invece preferiva ottenere altri risultati, ovviamente rimaneva libero di andare dove voleva. Alla fine del corso era prevista la visura e valutazione finale del lavoro svolto, che comprendeva ovviamente lo sviluppo del rullino e la stampa fotografica delle fotografie scattate.

Alcune mie fotografie sono visibili in questo link -> Nikon Photographers (Alessandro Pace)

Mi rimangono gli appunti su di un blocco notes, che solamente dopo alcuni anni ho voluto battere al computer.

Intanto, di quel corso, come già detto mi è rimasto qualcosa da cui ho attinto successivamente leggendo tali appunti. Una tabella artigianale sulla "regola del 16", a supporto della reflex di cui menzionavo sopra, dato che casualmente venni a conoscenza dell'impossibilità di usare l'esposimetro interno. Il circuito elettronico era andato, anche cambiando la batteria non funzionava. Poi, per caso, si capì che alcune fotografie, del rullino utilizzato durante il corso, vennero bruciate e quindi non è stato possibile stamparle. Di tutta la striscia da 36 fotografie, circa il 20% vennero bruciate. Non ricordo esattamente in quali punti del rullino, dovrei riguardare il negativo sviluppato, ma comunque ci sono delle strisce più scure, ed altre invece tutte nere (e non è una questione di errore di esposizione) ed ovviamente tutta la procedura manuale fu fatta in maniera "ortodossa" e molto artigianale. Una stanza od aula dell'istituto venne adibita all'uso fotografico. Mi ricordo che le due finestre dell'aula vennero coperte con dei fogli di cellophane nero (quelli dei sacchetti per la spazzatura, per intenderci) contornate da nastro adesivo, e sotto l'unica porta, per evitare "spifferi" di luce, furono inserite delle strisce per limitare l'entrata della luce. Una lampada rossa per fare la procedura.

La prima fase ovvero lo sviluppo del rullino su una tank venne fatta dai tutor, perchè ovviamente richiedeva un pò di tempo per far in modo che il rullino diventasse un negativo. Successivamente, la striscia venne passata sotto il proiettore (che serviva a vedere ogni singola fotografia e a proiettarla su un supporto di carta fotosensibile). Lì non si vede nulla, cioè c'è una procedura che va fatta con la luce rossa, e dopo aver impressionato la carta fotografica (per il tempo è necessario vedere qualche guida al riguardo) quest'ultima segue un processo di bagno su due o tre vaschette o bacinelle. Ogni vaschetta ha un liquido, che serve sia a rivelare la fotografia, sia a fissarla altrimenti avremo una fotografia in cui non si vede nulla, o troppo chiara o troppo scura.

Tutta la procedura non è difficile, ma necessita di pazienza, di utilizzare opportuni prodotti chimici che sono scritti solitamente sulla confezione di ogni rullino. Quindi, prima di intraprendere questa passione è bene attrezzarsi sia sul locale o stanza che dovrebbe avere alcune caratteristiche, sia tutte le attrezzature di base necessarie e un pizzico di esperienza in merito.

Non ricordo tutti i passaggi e tutte le cose in dettaglio, gli appunti li avevo riletti diversi anni fa per crearmi una piccola guida da leggere sul computer, ma capisco che non è dettagliata sopratutto sui prodotti utilizzati. Non conoscevo i nomi e forse per la fretta ho preso solo gli appunti delle procedure (tempi di attesa, di bagno e ammollo e così via).

Il mio consiglio è di leggere qualcosa sul web, magari farsi consigliare da qualcuno più esperto. Purtroppo, e per esperienza personale posso dire che alcuni forum non sono di aiuto: alcuni dicono poco e molti dicono cose che sembrano all'opposto. Questo approccio non scientifico - basato sull'esperienza - è sì comodo, ma bisognerebbe studiare un pò sui solventi e le loro caratteristiche. Non vorremmo sbagliare nulla, anche perchè l'importante è lo sviluppo del rullino. Se abbiamo usato i parametri di scatto giusti - piccoli errori di sovra o sottoesposizione non sono deleteri, così come la messa a fuoco non è importante ai fini dello sviluppo - possiamo ottenere un negativo di qualità e poi successivamente concentrarci con più calma alla stampa.

Dopo quell'anno, e siamo nel 2004 quando il digitale stava prendendo piede, non ebbi più modo di prendere in mano una reflex. Avevo comprato una macchina fotografica digitale compatta da 5 Mpx, con batterie stilo AA. Saltuariamente la prendevo per fare delle foto in città, ma le batterie si scaricavano velocemente se si smanettava troppo sulle impostazioni oppure si utilizzava il flash ripetutamente.

Sul finire del 2008 mi volli comprare la mia prima reflex digitale, una Nikon D40 (Body Kit black, con due obiettivi e altri accessori inclusi). Avevo visto altre marche, ma per il prezzo e per il fatto che nel corso successivo a quello analogico si utilizzavano delle reflex Nikon, la mia scelta ricadde su questa marca. Nulla di personale. Una scelta. Se avessi potuto avrei scelto qualcosa di diverso, ma finanziariamente non ero messo bene con un lavoro a tempo determinato e che già sapevo di non avere la possibilità di continuarlo. Ma nessun pentimento.

Infatti, poco tempo dopo, verso il 2009 se non ricordo male, mi volli comprare - con sacrifici economici non indifferenti - una Nikon D300 (solo corpo) e in aggiunta il supporto per le batterie (battery pack originale) e qualche altro accessorio. La Nikon D300 non l'ho sfruttata appieno, mi ero abituato alla piccola e maneggevole Nikon D40, ma in determinati casi tornava utile. Molte di quelle fotografie erano soltanto prove ed esperimenti, oggetti di casa, ma anche fotografie di animali, comprendevo che il limite erano gli obiettivi standard del kit della D40.

Con il tempo, e siamo verso il 2017, volevo ampliare la mia visione fotografica, anche se già da qualche anno prima non utilizzavo più gli automatismi. Mi piaceva impostare i valori di ISO in base alle situazioni, cambiare il bilanciamento del bianco in base alle condizioni di luce, e unicamente la messa a fuoco manuale. Quindi, avevo deciso di comprarmi un libro sulla fotografia.

Il libro in questione è: Nuovo trattato di fotografia avanzata. Guida per aspiranti fotografi. di Michael Langford & Efthimia Bilissi (2012). IL CASTELLO Editore. Seconda edizione marzo 2014.

Questa dovrebbe essere l'ultima versione che tratta della fotografia analogica. Ci sono diversi capitoli in merito, e per caso l'avevo trovato in libreria. Poi, qualche anno fa avevo fatto delle ricerche e tale versione non è più disponibile. La si può trovare solo usata.

Da questo libro, poi per caso ampliai le mie ricerche. Passai ad un libro che tratta di street photograpy. Non ho mai letto le recensioni altrui, ho soltanto visto il sito dell'autore, dell'editore e se era disponibile in libreria.

Trascrivo solamente la versione originale in francese, ma è possibile trovarla tradotta in italiano.

Les secrets de la photo de rue. Approche - Pratique - Editing. Di Gildas Lepetit-Castel. Eyrolles èditeur. In italiano: I segreti della street photography. Approccio - Pratica - Editing. Editore IL CASTELLO. Esistono diverse versioni, cioè più che altro ripubblicazioni e diverse copertine. Io l'ho comprato nel 2018.

Successivamente, da questo libro ebbi modo di conoscere alcuni fotografi tra cui quello che mi attirò l'attenzione fu Luigi Ghirri. Non è per vantarmi, ma già molte fotografie che ho fatto in passato hanno un qualcosa di simile allo stile di questo fotografo prematuramente scomparso nel 1992. Io non lo conoscevo prima di allora, prima del 2018 o 2019, e non avevo mai visto una sua fotografia. Le sue mostre fotografiche sono state fatte a New York, Los Angeles, Edimburgo, Londra, Milano ed ovviamente in Emilia Romagna, dove credo che sia molto conosciuto anche nel Nord Italia.

Per ampliare le mie attrezzature - purtroppo sul digitale c'è la concezione che "più pixel abbiano le macchine fotografiche, meglio è" ma a me interessava ben poco questa affermazione - cercavo di imparare più con la lettura del libro e mettere in pratica tutto quello appreso evitando di coadiuvarmi degli automatismi, per cui ho iniziato a fare delle ricerche sull'uso di ottiche manuali (potremmo definirle vintage, ma a me non piace il termine) per cui era consigliabile affidarsi ad un corpo macchina che poteva "riconoscere" le ottiche Nikon / Nikkor degli anni settanta e ottanta. Sono quelle ottiche con le sigle "Ai", "Ais" a cui rimando al web le vostre ricerche.

Non era il caso di utilizzare la Nikon D40 - mi veniva il dubbio se effettivamente tali ottiche vintage potessero essere utilizzabili - ma i dubbi vennero spazzati con la semplice lettura del manuale.

C'è molta gente che compra le proprie macchine fotografiche e non legge in dettaglio i loro manuali, anche a me è capitato ma per ogni dubbio la prima cosa è leggere! Leggere il manuale incluso, perchè se è vero ed è giusto che non spiega come fare le fotografie perfette (a parte qualche suggerimento) è anche vero che le caratteristiche, le ottiche e gli accessori compatibili e altro ancora è l'unico valido aiuto.

Siamo verso la fine del 2019, periodo prima di Natale in cui decido di mettere in vendita la Nikon D40 con gli obiettivi inclusi. Dopo alcuni giorni, e precisamente il 19/12/2019 riesco a venderla. Passa qualche mese, iniziano a sentirsi delle notizie riguardanti un virus molto infettivo, notizie dalla Cina e precisamente da Wuhan. Intanto, cercavo qualche obiettivo vintage, ma poi avvenne la chiusura temporanea dell'Italia per la situazione pandemica. Cercando con calma su alcuni siti, e su negozi fotografici, inizio ad acquistare qualche obiettivo Nikon / Nikkor Ai ed Ais. Intanto, mi ero comprato una Nikon D5000, usata e in sostituzione dalla Nikon D40, e siamo verso giugno/luglio 2020.

Avevo sempre la Nikon D300, ma poi la situazione pandemica era davvero incomprensibile, incertezza perlopiù. Passano quindi molti mesi, avevo deciso di rivendere la Nikon D5000 per scambiarla con un'altra Nikon D300 (si un'altra, per utilizzarla come prima macchina, mentre la prima D300 rimaneva come appoggio, era ancora intatta, pochissime fotografie scattata dal suo acquisto, perchè all'inizio preferivo la più leggera e compatta D40).

Speravo che la situazione pandemica migliorasse, poi varie cose tra cui ovviamente pensare ad evitare contatti indesiderati, quindi inizio con la prima dose del vaccino anti CoVid-19, e così passiamo nell'anno 2021. Altri progetti, cerco di mettere denaro da parte, e accantono temporaneamente la fotografia. Le due Nikon D300, intanto, restano inutilizzate anche se almeno una volta al mese le faccio funzionare, le accendo solo per controllarne il funzionamento. Ovviamente, le batterie sempre controllate e mai lasciate all'interno delle reflex, per evitare spiacevoli inconvenienti, non si sa mai.

Siamo verso settembre 2021, già in autunno. Altri progetti, vado fuori regione per cercare di sistemarmi, anche se potrebbe essere una cosa temporanea. Prendo in mano una reflex analogica, una Minolta SR-T 100x coadiuvata da tre obiettivi e un flash che non ho mai utilizzato. Sono attrezzature di Prsco DM, dipartito troppo presto verso il 2016 e che purtroppo non ho mai conosciuto.

Da allora, dal giorno 23/09/2021 mi sono riavvicinato alla fotografia analogica.

Il resto è storia recente: verso il giugno e luglio 2022 vendo tutte le attrezzature digitali, quindi la due Nikon D300, con alcuni obiettivi Nikon/Nikkor Ai ed Ais, e con calma qualche altra cosa. Ho cambiato completamente marca, per cui non mi servivano più.

Qui in basso: Minolta SR-T 100x (un modello del 1978 circa), Minolta SR-T 101 (un modello del 1969 circa). Foto © Alessandro Pace.

 

Minolta SR-T 100x - Foto © Alessandro Pace

Minolta SR-T 101 - Foto © Alessandro Pace

 

Testi © Alessandro Pace.